Ercole Baldini è stato l’eroe di molti appassionati di ciclismo tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta, in quel periodo che va dal termine della carriera dei leggendari Coppi, Bartali e Magni ai primi trionfi della generazione di Felice Gimondi.
“Il Treno di Forlì” è mancato il 1o dicembre 2022 a Villanova di Forlì a quasi novant’anni, visto che era nato il 26 gennaio 1933. Al suo funerale sono accorse numerose persone, che lo hanno salutato sulle note di “Romagna mia”. In questo articolo su BiciMtbEbike.com abbiamo tracciato un breve profilo della carriera del campione olimpico di Melbourne 1956, grazie a cui potrete scoprire i suoi principali risultati e qualche aneddoto.
Risultati e carriera di Ercole Baldini
Dopo essersi messo in mostra a livello giovanile, Ercole Baldini esplose nel 1956, ancora dilettante. In quella strepitosa annata vinse infatti prima il campionato italiano e poi il campionato mondiale dell’inseguimento dilettanti, superando Leandro Faggin in entrambe le occasioni. Su pista riuscì anche a migliorare il record dell’ora, percorrendo 46,394 km al Vigorelli di Milano, grazie a cui riuscì a pedalare 235 metri in più rispetto al fresco record ottenuto da Jacques Anquetil nel medesimo velodromo.
Dalla pista alla strada fu un attimo e ai Giochi Olimpici di Melbourne 1956, il campione forlivese demolì la concorrenza, distaccando di 1’59” i più vicini rivali sui 187 km del percorso della corsa in linea australiana. Il francese Arnaud Geyre (argento), il britannico Alan Jackson (bronzo) e tutti gli altri, tra cui l’altro azzurro Arnaldo Pambianco (settimo al traguardo), non poterono fare altro che lottare per la seconda piazza.
Curiosamente, l’inno di Mameli non partì e allora Gualberto Gennai, ristoratore originario di Capoliveri, iniziò a intonarlo, seguito subito a ruota dagli innumerevoli emigrati italiani lì presenti (qui il video dell’impresa di Baldini alle Olimpiadi di Melbourne 1956).
Passato professionista nel 1957, si impose subito tra i più forti ciclisti in circolazione, concludendo al terzo posto il Giro d’Italia, vincendo il campionato italiano su strada e il Trofeo Baracchi in coppia con Fausto Coppi. Nella “Corsa Rosa” riuscì a primeggiare nella cronometro di 58 km da Montecatini Terme a Forte dei Marmi, mentre in classifica generale chiuse a 5’59” dal vincitore Gastone Nencini e a 5’40” dal francese Louison Bobet, precedendo invece di 1’32” il lussemburghese Charly Gaul.
Il 1958 fu il suo anno d’oro, come testimoniano le vittorie al Giro d’Italia e nella prova in linea ai Campionati del mondo su strada a Reims, senza dimenticare il bis ai campionati italiani e al Trofeo Baracchi, questa volta in coppia con Aldo Moser. Nella “Corsa Rosa” vinse ben quattro tappe, di cui due a cronometro, precedendo sul traguardo di Milano il belga Jean Brankart di 4’17” e il solito Charly Gaul di 6’07”. Bobet e Nencini, che lo avevano preceduto l’anno prima, chiusero invece rispettivamente in quarta e quinta piazza a 9’27” e 10’36”.
La sua superiorità ai mondiali di Reims fu altrettanto netta, visto il margine con cui precedette i due transalpini Louison Bobet e André Darrigade a fine gara, rispettivamente staccati di 2’09” e 3’47”. In quell’occasione uscì dal gruppo a 250 km dall’arrivo, andando prima a riprendere i tre fuggitivi Bobet, Nencini e Voorting, per poi staccarli a uno a uno.
La sua carriera di altissimo livello si concluse però qui, a causa di problemi di peso dovuti a disfunzioni fisiche mai chiarite, forse derivanti ad alcune complicazioni in seguito a un intervento di appendicite eseguito nella primavera del 1959. Proprio in quella stagione, vinse una tappa al Tour de France, chiudendo sesto nella generale a 10’18” dallo spagnolo Federico Bahamontes, maglia gialla di quell’edizione. Riuscì inoltre a realizzare il tris al Trofeo Baracchi, per la seconda volta assieme ad Aldo Moser.

In maglia Legnano dal 1957 al 1958, vestì invece quella della Ignis tra il 1959 e il 1962, per poi concludere con Cynar nel 1963 e Salvarani nel 1964. In maglia Ignis, oltre a ciò che abbiamo già ricordato sul 1959, portò a casa anche il Grand Prix des Nations nel 1960 (la più prestigiosa corsa a cronometro dei tempi) e il Trofeo Baracchi nel 1961 assieme a Joseph Velly.
Il 1962 lo vide invece in settima posizione al Giro d’Italia, in ottava al Tour de France e in settima al Giro di Lombardia, corsa in cui migliorò il record di scalata del Muro di Sormano con 9’24”. Le vittorie nel 1963 alla Coppa Placci, al Giro della provincia di Reggio Calabria, al Trofeo Tendicollo Universal e al Gran Premio di Meda furono le sue ultime affermazioni su strada.
In pista, dopo i successi da dilettante, riuscì ancora a cogliere due prestigiose medaglie di bronzo, concludendo terzo nell’inseguimento individuale sia ai mondiali di Lipsia nel 1960 sia in quelli di Parigi nel 1964.
Qui il video della canzone “Il Treno di Forlì” dedicata da Secondo Casadei a Ercole Baldini (scopri qui le altre canzoni sul mondo del ciclismo).
Appesa la bici al chiodo, si dedicò prima alla carriera di direttore sportivo e poi a quella dirigenziale, divenendo presidente dell’Associazione Ciclisti e presidente della Lega, prima di collaborare con l’UCI. Nel 2016 è stato inserito nella “Hall of Fame” del Giro d’Italia, mentre nel 2018 gli è stata dedicata una targa nella “Walk of Fame dello sport italiano” presso il parco olimpico del Foro Italico a Roma.
Condoglianze alla famiglia di Ercole Baldini da parte dello staff di BiciMtbEbike.com.
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