Ricordo di Vittorio Adorni

Vittorio Adorni ci ha lasciato. A breve distanza da Ercole Baldini, è scomparso anche il campione parmense e quindi, curiosamente, i due più anziani campioni mondiali azzurri viventi se ne sono andati nell’arco di poche settimane.

Celebre soprattutto per le sue imprese al Giro d’Italia 1965 e ai mondiali di Imola 1968, ottenne altri importanti piazzamenti lungo la sua carriera, iniziando nel frattempo a dilettarsi anche come presentatore tv e commentatore di eventi legati al ciclismo. In seguito avrebbe ricoperto la carica di presidente del Consiglio del ciclismo professionistico per l’UCI e, tra il 2006 e il 2009, quella di assessore allo sport del Comune di Parma.

Andiamo ora a ripercorrerne i tratti salienti della carriera.

Vittorio Adorni, carriera e risultati principali

Classe 1937, Adorni esordì tra i professionisti nel 1961 con la Vov grazie a Learco Guerra, da lui definito come un secondo padre, e ottenne i primi successi nel 1962 in maglia Philco. Oltre alla quarta tappa del Giro di Sardegna, sua prima vittoria in assoluto, trionfò nella quindicesima frazione del Giro d’Italia tra Moena e Aprica, chiudendo quinto in classifica generale a 7’11” da Franco Balmamion. In una tappa il suo DS Fiorenzo Magni lo fermò per attendere il capitano Guido Carlesi, poi nono a Milano, facendogli così perdere la possibilità di salire sul podio.

Passato alla Cynar nel 1963, divenne in quella stagione un protagonista assoluto grazie al quinto posto alla Milano – Sanremo, alla terza piazza alla Liegi – Bastogne – Liegi e al secondo posto al Giro d’Italia, in cui vinse la prima tappa tra Napoli e Potenza e la sedicesima, una crono in quel di Treviso, terminando a 2’24” dalla maglia rosa Balmamion.

Passato alla Salvarani nel 1964, dopo il secondo terzo posto consecutivo alla Liegi, concluse il Giro d’Italia in quarta posizione trionfando nella prima (Bolzano – Riva del Garda) e quattordicesima tappa (Caserta – Castel Gandolfo). Giunse poi decimo al Tour de France e chiuse l’anno con una strepitosa medaglia d’argento ai campionati mondiali di Sallanches alle spalle dell’olandese Jan Janssen.

Il 1965, anno d’oro del ciclista emiliano, si aprì con la seconda piazza alla Milano – Sanremo, seguita dal settimo posto alla Parigi – Roubaix, dal secondo alla Liegi – Bastogne – Liegi e dal successo al Tour de Romandie. Arrivato al Giro d’Italia in uno stato di forma eccellente, dominò la Corsa Rosa rifilando distacchi enormi agli avversari e vincendo ben tre tappe (la sesta da Avellino a Potenza, la tredicesima – una crono – da Catania a Taormina e la diciannovesima da Saas Fee a Madesimo). In classifica generale distanziò Italo Zilioli di 11’26” e il giovane compagno di squadra Felice Gimondi di 12’57”.

Nel 1966, l’ultimo anno in maglia Salvarani, non riuscì a ripetersi dimostrandosi in ogni caso un cronoman eccezionale. A cronometro vinse infatti la tappa di Parma al Giro d’Italia e il Gran Premio Cynar – Lugano. Fu invece nono al Giro delle Fiandre, settimo nella classifica generale della Corsa Rosa e sesto, suo miglior piazzamento in assoluto, al Giro di Lombardia. In quest’ultima gara, giunsero sei uomini in volata al Velodromo Sinigaglia a Como e l’ordine di arrivo fa veramente paura: 1 Felice Gimondi, 2 Eddy Merckx, 3 Raymond Poulidor, 4 Jacques Anquetil, 5 Michele Dancelli, 6 Vittorio Adorni.

Nel 1967, con la maglia della Salamini-Luxor TV, vinse il suo secondo Tour de Romandie, la ventesima tappa del Giro d’Italia tra Cortina d’Ampezzo e Trento e la Coppa Bernocchi, senza dimenticare il quinto posto alla Liegi e il quarto al Giro d’Italia.

Passato alla Faemino-Faema, nel 1968 compì la più celebre impresa della propria carriera, dominando i campionati mondiali di Imola. Partito in solitaria a 90 km dal traguardo, riuscì a fare il vuoto, concludendo con 9’50” di vantaggio sul belga Herman Van Springel e 10’18” sull’altro azzurro Michele Dancelli. Mondiali del 1928 a parte, è a oggi la prova iridata con il maggior distacco tra primo e secondo classificato.

Quel 1968 lo vide anche in seconda piazza al Giro d’Italia (a 5’01” dal compagno di squadra Eddy Merckx) e in quinta posizione all’unica Vuelta di Spagna da lui disputata, chiusa a 5’26” da Felice Gimondi e ad appena 18″ dal podio.

Nel 1969, in maglia Scic, trionfò al Giro di Svizzera, dominando la crono finale di Zurzach con oltre un minuto di vantaggio (in 44 km) sul solito Van Springel e in più vinse la ventiduesima tappa del Giro d’Italia tra Cavalese e Folgarida, terminando in dodicesima piazza la Corsa Rosa. La più grande soddisfazione della stagione avvenne però il 22 giugno, in occasione del Giro della Provincia di Reggio Calabria, valido per l’assegnazione della maglia di campione italiano, dove Adorni vinse su Vito Taccone e Italo Zilioli.

Chiuse la carriera nel 1970, riuscendo a cogliere l’ultimo dei suoi sessanta successi nella terza tappa del Tour de Romandie, tra Les Diablerets e Estavayer-le-Lac. Fu inoltre decimo al Giro d’Italia e cinquantesimo ai mondiali di Leicester. Appesa la bici al chiodo, fu direttore sportivo della Salvarani tra il 1971 e il 1972 e della Bianchi nel 1973.

Opinionista fisso al “Processo alla tappa” nel 1965 e in seguito conduttore del telequiz “Ciao mamma” assieme a Liana Orfei, Adorni viene considerato come il primo grande esempio di ciclista-giornalista nella storia italiana. Lavorò per più di venti anni in coppia con Adriano De Zan sulle reti RAI e, dal 1975 al 1995, scrisse articoli per “Il Giiornale”, chiamato in prima persona da Indro Montanelli.

Condoglianze alla famiglia Adorni da BiciMtbEbike.com.

Video tratto dalla pagina Oradelciclismo su YouTube

Leggi qui il nostro ricordo su Ercole Baldini, “Il Treno di Forlì”.

4 pensiero su “VITTORIO ADORNI, il nostro ricordo”

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