Il nostro amico Daniele “Russell” Russo del team Fondocorsa ha inviato alla redazione di bicimtbebike.com le sue impressioni sui copertoni mtb enduro Maxxis Shorty 26×2.3″ 3C MaxxTerra TR EXO. Endurista di lungo corso e grande appassionato di questioni tecniche, ha effettuato questo test sui trail di Monte Boletto (Brunate, Como) in sella alla sua Transition Covert 26. Ecco a voi il resoconto del test di Russell sulle gomme del brand USA.
Test gomme enduro Maxxis Shorty 26×2.3″ 3C MaxxTerra TR EXO 2018
- Location: Monte Boletto
- Meteo: 8-10 gradi, sereno, 40% umidità
- Salita: Solzago – Baita Boletto
- Fondo: 80% asfalto compatto, 10% asfalto rugoso, 10% sterrato compatto, asciutto
- Discesa: PS Boletto
- Terreno: friabile e pietre smosse, foglie, poco battuto, asciutto

In salita
Pressione: 2.7 BAR
Partiamo con l’osservare la gomma, montata su un cerchio con canale da 28 mm: la carcassa si presenta meno voluminosa di quello che effettivamente è per via dei tasselli più radi e quadrati, percezione che viene smentita se confrontata con un Aggressor o Minion DHF della stessa sezione. Per quanto riguarda i tasselli, Maxxis ha shakerato tra loro tre caratteristiche che la rendono sorprendentemente pedalabile: pattern con il 33% di tasselli disposti esattamente al centro, altezza dei tasselli centrali moderata e tripla mescola MaxxTerra. A patto di tenere alta la pressione sull’asfalto, la gomma risulta sempre scorrevole con i suoi tasselli centrali che non flettono sotto il peso della pedalata: sullo sterrato, sgonfiare già sotto i 2 bar è buona norma per evitare di rimbalzare e permettere alla gomma di iniziare a lavorare deformandosi sulle asperità.
In discesa
Pressione: 1.5 BAR
Premetto che il periodo autunnale delle piogge e quello invernale è caratterizzato da due elementi centrali che tendono a trasformare i trail su cui siamo soliti girare: parlo di fango e fondo smosso per via degli agenti atmosferici e minore manutenzione da parte dei trail builder. Questa trasformazione necessita di adattare la scelta della gomma anteriore in maniera oculata, pena perdere tutto il feeling e le “good vibrations” che possiamo provare una volta puntata la ruota verso il basso: è in queste condizioni che la Maxxis Shorty garantisce prestazioni eccellenti. Con il secco come oggi, a pressione bassa, i rigidi tasselli spaziati s’infilano nel terreno smosso diventando un tutt’uno con il fondo: nemmeno repentini e nervosi cambi di direzione possono metterla in crisi, pur mantenendo una rilanciabilità buona grazie al suo peso contenuto di 825 g.

Inoltre c’è da dire che in contropendenza i tasselli più alti delle spalle fanno un ottimo lavoro, tenendo anche ad angolature importanti se la guida è particolarmente aggressiva e i pesi ben ripartiti sui pedali. Per quanto riguarda il comportamento sulla Boletto, nella prima parte veloce e piena di foglie, la carcassa della Maxxis Shorty assorbe bene i massi insidiosi disseminati per il sottobosco e la breccia presente su di essi non è un problema grazie alla mescola morbida sulla cima dei tasselli che le impedisce di scivolare. Nella seconda parte invece, quella più tortuosa e ritmata tra gli alberi, si apprezza tutta l’aderenza e la confidenza che può dare, anche sul ripido e nelle staccate più tirate. Con la Maxxis Shorty l’idea di base è che ci si trovi su una sorta di binario, di far parte del trail stesso e questo lascia ampio spazio a sperimentazioni e linee perfettamente calcolate che, una volta portate a casa a fine discesa, non possono che lasciarvi andare a casa con il sorriso.
Ai fan dell’enduro consigliamo anche la lettura degli articoli scritti dalla nostra biker Vittoria Spada sui percorsi e sulle PS di Roasio – Rive Rosse, Oasi Zegna Trivero e Coggiola.
A cura di Daniele “Russell” Russo, team mtb Fondocorsa