La salita delle Tre Cime di Lavaredo è entrata nella storia del Giro d’Italia sin dalla fine degli anni Sessanta, quando nel 1967 e nel 1968 i ciclisti la affrontarono in due edizioni consecutive. Se nella prima occasione accadde di tutto al punto che il patron Vincenzo Torriani decise di annullare la tappa ai fini della classifica generale, la seconda vide la consacrazione definitiva del giovane Eddy Merckx.
Come non dimenticare poi la cavalcata solitaria di Fuente nel 1974, quando Baronchelli riuscì a staccare Merckx, mancando la maglia rosa per appena 12″ oppure l’impresa di Vincenzo Nibali sotto la neve nel 2013?
Sulle Tre Cime di Lavaredo non ci si annoia mai e anche al Giro d’Italia 2023, con l’arrivo al Rifugio Auronzo sulla cima dolomitica durante la diciannovesima frazione, è stato spettacolo. La vittoria è andata a Santiago Buitrago dopo avere staccato tutti i compagni di fuga. Andiamo ora a scoprire i dati altimetrici di questa salita e poi passiamo a un po’ di storia.
Tre Cime di Lavaredo: altimetria della salita (da Misurina)
- Lunghezza: 7,2 km
- Dislivello: 547 metri
- Pendenza media: 7,6%
- Pendenza max: 18%

Storia della salita delle Tre Cime di Lavaredo al Giro d’Italia
Inserita per la prima volta al Giro d’Italia nel 1967, quella tappa (con partenza da Udine) venne addirittura annullata. Wladimiro Panizza era in testa con circa 3′ di vantaggio sul gruppo dei migliori e la sua ammiraglia si prodigò per tenere lontani i tifosi che stavano in mezzo alla strada. Dietro invece i rivali di Miro si attaccarono alle auto o alle moto, oltre all’aiuto di spinte prolungate da parte del pubblico.
Così l’italiano venne ripreso facilmente e la tappa andò a Felice Gimondi, il quale precedette sul traguardo Gianni Motta ed Eddy Merckx. Proprio quest’ultimo sarebbe invece stato il grande protagonista del 1968, durante la dodicesima tappa con partenza da Gorizia.
Il belga, infatti, attaccò sotto la pioggia e riuscì da un lato a recuperare i 9 minuti di distacco ai sedici fuggitivi e dall’altro a rifilare distacchi abissali ai rivali diretti per la maglia rosa: Motta e Zilioli chiusero a 4 minuti dal Cannibale, mentre Gimondi addirittura a 6.

La Pordenone – Tre Cime di Lavaredo del 1974 fu altrettanto decisiva per le sorti del Giro d’Italia. La ventesima tappa di quell’edizione vide lo show in salita dello spagnolo José Manuel Fuente e il tentativo disperato di rimonta da parte di Gianbattista Baronchelli su Eddy Merckx in classifica generale.
Il giovane italiano sembrava ormai avere compiuto l’impresa, essendo riuscito a staccare il belga ma, nel finale, questi rimontò quanto bastava per mantenere la maglia rosa e per 12″ riuscì a tenere la testa della classifica sull’azzurro.
Nel 1981 ci fu invece la vittoria dello svizzero Beat Breu, nella breve tappa di 100 km con partenza da San Vigilio di Marebbe, mentre nella ben più lunga (207 km) Padova – Tre Cime di Lavaredo del 1989 fu il colombiano Luis Herrera a imporsi con 1′ di vantaggio su Laurent Fignon e 1’04” su Erik Breukink.
La Trento – Tre Cime di Lavaredo del 2007, vinta da Riccardo Riccò, ebbe sviluppi incredibili. Riccò, Piepoli e altri corridori partirono molto presto all’attacco, guadagnando parecchi minuti sul gruppo della maglia rosa Danilo Di Luca, il quale rimase dopo un po’ senza compagni e dovette quindi sobbarcarsi l’inseguimento da solo. Intanto, sulla discesa del Giau, partì un contrattacco da parte di Eddy Mazzoleni, guidato dal compagno Paolo Savoldelli.
Mazzoleni riuscì addirittura a rimanere per diversi km maglia rosa virtuale, ma sull’ascesa delle Tre Cime avvenne il controsorpasso di Di Luca, il quale mantenne il simbolo del primato per 1’51” sul rivale. La classifica di tappa vide invece il trionfo di Riccò sul compagno Leonardo Piepoli e sul colombiano Iván Parra.
Se già la frazione del 2007 risultò estremamente avvincente, quella del 2013 con partenza da Silandro entrò addirittura nella leggenda. Vincenzo Nibali si presentò al via della penultima tappa con più di 4′ di vantaggio su Cadel Evans e Rigoberto Urán ma quel giorno, sotto la neve, decise di dare egualmente spettacolo e attaccò nel finale dove le pendenze non scendono mai sotto il 10%.
I colombiani Duarte e Urán lottarono stoicamente, ma dovettero accontentarsi delle piazze d’onore, cedendo rispettivamente 17″ e 19″ allo Squalo dello Stretto, il quale si involò così verso il successo finale della Corsa Rosa con 4’43” su Urán e 5’52” su Evans in classifica generale.

Nel 2023, infine, la vittoria è andata al colombiano Santiago Buitrago, bravo a precedere il compagno di fuga Derek Gee. Tra i big, Primož Roglič ha recuperato tre secondi alla maglia rosa Geraint Thomas. A breve lo sapremo e aggiorneremo il nostro articolo. Intanto vi consigliamo di leggere il post sulla salita del Monte Bondone.
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