Foto cover del post sulla salita del Puy de Dôme

Il Puy de Dôme è una salita leggendaria del Tour de France, scalata per la prima volta nel 1952 con vittoria di Fausto Coppi. Da allora sarebbe ritornata diverse volte alla Grande Boucle ma, dopo la tappa del 1988 vinta dal danese Johnny Weltz, se ne sono perse le tracce.

Il Tour de France 2023, terreno di battaglie incredibili tra il campione in carica Jonas Vingegaard e il fuoriclasse sloveno Tadej Pogačar, è tornato a ospitare un arrivo sul vulcano e lo ha fatto alla nona tappa, lungo i 184 km con partenza da Saint-Léonard-de-Noblat. L’ascesa è stata scalata dal versante di Clermont-Ferrand e ha visto la vittoria del canadese Michael Woods.

Andiamo ora a vedere i dati altimetrici e la storia di questa mitica salita alla corsa transalpina.

Puy de Dôme: altimetria della salita da Clermont-Ferrand

  • Lunghezza: 13,3 km
  • Dislivello: 1.035 metri
  • Pendenza media: 7,7%
  • Pendenza max: 13%

Le difficoltà maggiori giungono nel finale, con gli ultimi cinque km a una pendenza media dell’11,1%. Il km più duro raggiunge invece una media del 12,5%. L’ascesa può essere affrontata anche da Royat ma, a un certo punto, le due strade si riuniscono e il finale è identico.

Solo a titolo informativo, il Puy de Dôme dal versante di Royat presenta i seguenti dati: lunghezza 11,6 km, dislivello 959 metri, pendenza media 8,3% e pendenza massima 13%.

Puy de Dôme: storia della salita al Tour de France

  • 1952: Fausto Coppi (Italia)
  • 1959: Federico Bahamontes (Spagna)
  • 1964: Julio Jiménez (Spagna)
  • 1967: Felice Gimondi (Italia)
  • 1969: Pierre Matignon (Francia)
  • 1971: Luis Ocaña (Spagna)
  • 1973: Luis Ocaña (Spagna)
  • 1975: Lucien Van Impe (Belgio)
  • 1976: Joop Zoetemelk (Olanda)
  • 1978: Joop Zoetemelk (Olanda)
  • 1983: Ángel Arroyo (Spagna)
  • 1986: Erich Mächler (Svizzera)
  • 1988: Johnny Weltz (Danimarca)
  • 2023: Michael Woods (Canada)

17 luglio 1952, ventunesima tappa del Tour de France. Per la prima volta nella storia della Grande Boucle, i ciclisti affrontano le rampe del Puy de Dôme e il vincitore non poteva essere che un grande scalatore quale Fausto Coppi (foto sotto). L’italiano, dominatore assoluto di quell’edizione, demolì la concorrenza sulle montagne, portando a casa i tre arrivi in salita (Alpe d’Huez, Sestriere e Puy de Dôme), oltre alla crono di Nancy e alla frazione con traguardo a Pau.

Circa sette anni più tardi, precisamente il 10 luglio 1959, un’altra leggenda pone il proprio sigillo sulla dura ascesa francese… stiamo parlando dello spagnolo Federico Bahamontes (immagine sotto), il quale domò la concorrenza lungo i 13 km della cronoscalata. L’iberico avrebbe conquistato la maglia gialla nella tappa seguente, portandola fino a Parigi.

Un altro spagnolo è il grande protagonista nel 1964, nel giorno del duello epico tra Raymond Poulidor e Jacques Anquetil. Il 12 luglio 1964, la ventesima frazione vide il trionfo di Julio Jiménez, con Poulidor che riesce a staccare l’eterno rivale di 42″. Alla fine Anquetil manterrà la maglia gialla per 14″, aumentando nuovamente il proprio vantaggio nella crono finale tra Versailles e Parigi. Poulidor non fu mai così vicino a conquistare il simbolo del primato (nella foto sotto il duello tra i due francesi).

Passano tre stagioni e il 1967 vede Felice Gimondi trionfatore sul Puy de Dôme. Era la ventesima frazione e in quel 21 luglio il nostro campione riuscì a vincere la sua seconda tappa, dopo il successo di Briançon. Quell’edizione fu vinta dal francese Roger Pingeon.

Il 18 luglio 1969, durante la ventesima tappa, ci fu la giornata di gloria per il neoprofessionista francese Pierre Matignon (foto sotto) il quale, ultimo in classifica generale (penultimo alla fine), andò in fuga e nel finale riuscì a resistere alla rimonta dei big. Il belga Eddy Merckx, dominatore della corsa, finì alle sue spalle.

Il Puy de Dôme continuò a non sorridere a Eddy Merckx, mentre risultò la salita perfetta per Luis Ocaña. Il fortissimo corridore spagnolo riuscì infatti a domarne le rampe sia nel 1971 sia nel 1973.

Nella prima occasione, durante l’ottava tappa, riuscì a battere il belga, per poi staccarlo nettamente tre giorni dopo a Orcières-Merlette. Il Cannibale però non si arrese e continuò ad attaccare, ma l’iberico pareva imbattibile… fino a quando, lungo la discesa del Col de Portet d’Aspet, quest’ultimo ebbe una caduta spaventosa, dovendosi quindi ritirare e lasciare via libera al rivale.

Nel 1973 Ocaña (foto sotto) spazzò via la concorrenza, vincendo ben sei tappe e precedendo Bernard Thévenet di oltre 15′ in classifica generale. Merckx, vincitore di Vuelta di Spagna e Giro d’Italia, non si presentò al via, ma quell’Ocaña sarebbe stato difficilmente battibile. Ovviamente lo spagnolo vinse anche la diciottesima frazione con arrivo sul Puy de Dôme.

Il 12 luglio 1975 non viene solitamente ricordato per il successo del belga Lucien Van Impe, ma per una delle pagine più nere della storia del Tour.

Eddy Merckx (in primo piano nella foto sotto) era in maglia gialla e si stava avviando al sesto trionfo assoluto ma, a circa duecento metri dal termine della salita (e della tappa), uno spettatore lo colpì con un pugno all’addome. Il belga riuscì comunque a completare la frazione ma, da quel giorno, non sarebbe stato più lo stesso e un Thévenet in grandissima forma riuscì a precederlo di 2’47” a Parigi. Tornando al Puy de Dôme, un giovane Francesco Moser chiuse decimo a 1’30” da Van Impe, mentre Gimondi finì undicesimo a 1’44” dal belga.

Il 1976 vede di nuovo Lucien Van Impe grande protagonista. Questa volta il belga deve cedere 12″ al rivale olandese Joop Zoetemelk, ma riuscirà a mantenere saldamente la maglia gialla fino a Parigi. Dopo le delusioni di dodici anni prima, questa volta il Puy de Dôme fu invece caro per Raymond Poulidor, al suo ultimo Tour in carriera. L’indomabile francese riuscì infatti a staccare i rivali Raymond Delisle e Walter Riccomi, riuscendo a giungere terzo sul podio finale di Parigi proprio per una manciata di secondi sui due.

Dopo le imprese di Luis Ocaña nel 1971 e 1973, anche Joop Zoetemelk (foto sotto) riuscì a fare doppietta grazie alla vittoria nella cronometro del 1978. Bernard Hinault, poi vincitore a Parigi con 3’56” sull’olandese, quel giorno chiuse quarto a 1’40” dal rivale.

Nel 1983 venne invece disputata una cronoscalata tra Clermont-Ferrand e la vetta del Puy de Dôme. La vittoria andò allo spagnolo Ángel Arroyo (foto sotto), ma quel giorno è ricordato per il calvario della maglia gialla Pascal Simon, il quale corse con una scapola fratturata. Il transalpino perse ben 3’22” dal connazionale Laurent Fignon, il quale avrebbe poi vinto il suo primo Tour (Simon si ritirò durante la diciassettesima tappa con arrivo all’Alpe d’Huez).

Il 1986 vide il successo dello svizzero Erich Mächler (foto sotto), all’unica vittoria in carriera al Tour de France. Tra i big non ci furono particolari movimenti e Greg LeMond mantenne la maglia gialla. L’americano avrebbe poi trionfato a Parigi con 3’10” sul compagno di squadra Bernard Hinault.

Il 21 luglio 1988 fu l’ultima volta sul Puy de Dôme, prima del ritorno nel 2023. Il danese Johnny Weltz (foto sotto) colse quel giorno il successo più prestigioso della propria carriera, mentre alle sue spalle il gruppo dei migliori venne regolato dal futuro vincitore Pedro Delgado.

Come già riportato nell’introduzione, il 2023 ha visto il trionfo del canadese Michael Woods, giunto in testa sul traguardo al termine di una fuga.

Segnaliamo inoltre la doppietta dell’azzurra Maria Canins, qui vincitrice al Tour femminile nel 1986 e nel 1988.

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