Il Ciclista Pericoloso ha colpito ancora!! E’ infatti appena uscito il nuovo libro di Giacomo Pellizzari, ormai una delle più autorevoli firme del ciclismo italiano, dal titolo “Generazione Peter Sagan – Una rivoluzione su due ruote” (2019, ed. 66tha2nd). Un libro piacevole, avvincente e frizzante, in cui lo scrittore milanese regala al lettore una panoramica a 360 gradi sul ciclismo di oggi attraverso storie, aneddoti, esperienze personali, mode, brand e … la rivoluzione attuata da Peter Sagan, il ciclista più “rock” di ogni epoca!

Opera dedicata a tutto ciò che ruota attorno a Sagan (e non, quindi, una biografia sullo slovacco), mostra in maniera sublime come il ciclismo – anche quello su strada – possa essere concepito in un’ottica di divertimento e non solamente di fatica e sudore. Altrimenti … perché dovremmo pedalare? Questa domanda rappresentò il filo conduttore del suo primo volume scritto nel 2014, intitolato “Ma chi te lo fa fare? Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita”, in cui l’enorme sforzo fisico e mentale fatto nelle Granfondo più dure d’Europa è stato addolcito e reso più umano da aneddoti unici, belle storie e un lavoro di introspezione psicologica molto profondo.

Introspezione psicologica che sarebbe ritornata con prepotenza nel volume “Il carattere del ciclista”, in cui personaggi del calibro di Merckx, Pantani, Saronni, Chiappucci, Wiggins, Fignon, Sagan, Nibali, Moser, Gimondi e Hinault vengono descritti da una prospettiva interiore e umana attraverso le loro paure, i loro pensieri e le loro speranze. Sì, tra quei ciclisti era già presente Peter Sagan, ragazzo da cui il nostro autore è sempre rimasto affascinato. Come infatti non rimanere incuriositi (e magari ammaliati) da uno che impenna sui traguardi delle Classiche più prestigiose, che risponde ciò che gli passa per la testa in quell’istante senza mai essere banale o villano, che cambia look in base all’umore, che vince tre mondiali e resta umile come se non avesse vinto nulla?

Dai, adesso vi riporto qualche citazione dal libro e vi consiglio vivamente di leggerlo per comprendere come il ciclismo non sia solo sudore e fatica e nemmeno uno show da guardare esclusivamente seduti sul divano davanti alla tv. Il ciclismo è infatti uno stile di vita, un modo di essere e Peter Sagan ha probabilmente aperto una nuova era a tal proposito.
“Generazione Peter Sagan”, qualche citazione
Il capolavoro di Albert Londres “Tour de France, Tour de souffrance – Les forcats de la route” (1924), in cui i corridori del Tour vengono paragonati ai detenuti nelle terribili colonie penali francesi d’Oltremare, viene citato dall’autore sin dall’inizio come modello assoluto del ciclismo epico ed eroico (ovvero inarrivabile per qualsiasi uomo comune). Sagan ha invece mostrato un volto più umano (e “rock”) del ciclismo, in cui la fatica ne è solo un aspetto, e … riesce a bucare lo schermo come nessuno in precedenza.

Questa cappa plumbea sopra il ciclismo è stata anche, innegabilmente, favorita dall’incapacità, quasi penitenziale, dei suoi protagonisti di “proporsi al pubblico” in modo efficace e avvincente. Coppi e Bartali in tv facevano tenerezza, e ci poteva stare: in fondo erano uomini nati negli anni Dieci del secolo scorso. Ma pure Gimondi (nato nel 1942) appariva visibilmente imbarazzato. E non andava meglio con campioni nati più vicini a noi: Gianni Bugno evitava le interviste come fossero la peste; Marco Pantani, invece, si concedeva alle telecamere ma era intimidito e talvolta riusciva persino antipatico. (…) E poi, un giorno, arriva questo qui. Tale Peter sagan da Zilina, dalla Slovacchia, paese digiuno o quasi di ciclismo. Arriva questo e ci dice che ci sbagliavamo, che erano tutte storie. A partire dalla manfrina, trita e ritrita, del sacrificio. Come poteva dire una cosa del genere? E soprattutto, come si permetteva?
Giacomo Pellizzari, oltre al ciclismo, ha anche una grandissima passione per la musica rock e ciò emerge in pieno anche dalle pagine di questo libro …

“Tour de France 2018, stage 6”. Mi fermo su questo video: Peter indossa la maglia verde, quella di leader della classifica a punti (…). Porta occhialoni da sole, molto simili a quelli che si uusano per sciare, sostanzialmente una mascherina; gli auricolari sono fissati con lo scotch sulle orecchie, pronti a informarlo dell’andamento degli altri concorrenti e della tattica di gara. Il sorriso è quello dei giorni migliori, beffardo, alla Sagan. A quel punto, il ciclista si volta verso l’interno del suo motorhome che si appresta a lasciare, pronto al lancio: “Ok, I go. Ciao guys”. (…) La scena mi ha ricordato da vicino Bohemian Rapsody, il film sull’epopea dei Queen. In particolare, ho pensato al bellissimo finale, quando Freddie Mercury sale sul palco di Wembley, a Londra, per il celebre concerto del Live Aid. Ha appena lasciato il camerino, saltella per sciogliere i muscoli, sale le scalette che conducono “on stage”, poi si volta. E per un ultimo, lungo, istante, guarda in camera. Dietro, incombe il boato, impressionante, della folla. Sta per inghiottirlo. E quella in cui sta per andare è la sua dimensione naturale. La Storia a cui si consegnerà (…)
Un personaggio come Sagan potrebbe attirare l’attenzione di un artista rivoluzionario come Andy Warhol? Probabilmente sì, però oggi questa percezione diversa del ciclismo non è solo legata ai personaggi ma anche a certi leggendari luoghi il cui nome incute tutt’oggi rispetto ma forse un po’ meno timore rispetto solo a qualche anno fa.

Ci fosse ancora Andy Warhol, credo che ce lo farebbe un pensierino su Sagan in formato pop, come le zuppe Campbell’s o Marylin. Penso proprio che pop sia la parola giusta per definire Sagan e il nuovo ciclismo. (…) Un discorso analogo vale per i luoghi. Il Galibier, lo Stelvio, il Tourmalet, le cattedrali delle due ruote cessano di essere fotografie in bianco e nero, con la compagnia magari di volti emaciati e sfiniti, per diventare posti, finalmente, a colori. Oggi sono punto d’incontro tra generazioni altrimenti distantissime tra loro e forse inconciliabili. Dove si celebra una festa collettiva, quella del ciclismo.
Non aggiungo altro. Vi auguro allora una buona lettura del libro “Generazione Peter Sagan” di Giacomo Pellizzari, prezzo di copertina 15 euro.
Giacomo Pellizzari, due note
Concludo infine con qualche nota sull’autore. Giacomo Pellizzari è copywriter, consulente di comunicazione, scrittore e giornalista sportivo. Ex direttore editoriale di Bike Channel e collaboratore con riviste di fama internazionale, ha pubblicato i seguenti libri durante la carriera da scrittore:

- “Ma chi te lo fa fare? Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita” (2014)
- “Il carattere del ciclista” (2016)
- “Storia e geografia del Giro d’Italia” (2017)
- “Gli italiani al Tour de France” (2018)
- “Generazione Peter Sagan – Una rivoluzione su due ruote” (2019)
- “Il ciclista curioso” (2020)
- “Tornanti e altri incantesimi. 48 ore, 7 cime, 2 biciclette” (2021)
Leggi anche la recensione su “Itinerario Felice” e su “Tornanti e altri incantesimi“. Per saperne di più, vi consiglio di andare sul suo sito Ciclistapericoloso.com.
Grazie per questa segnalazione.
Non mancherò di leggerlo.
Cristina
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